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11 dicembre 2017

MANIFESTAZIONE CONTRO LE STRAGI DI STATO, MARTEDÌ 12 DICEMBRE, TRENTO.

Stragi di Stato

Il 12 dicembre 1969, una bomba esplosa nella Banca dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano provocava 17 morti e 80 feriti. Una bomba collocata dai fascisti, commissionata dai vertici dello Stato, per gli interessi dell'intera classe dominante. Per tante coscienze resistenti quella fu ed è rimasta una strage di Stato, seguita da altre con identica regia e medesimo scopo: soffocare il
conflitto sociale.
Le stragi di Stato continuano anche oggi, soprattutto contro l'umanità in fuga da guerre e miseria.
Dietro le centinaia di persone che muoiono al largo delle coste della Libia, dietro le migliaia che vengono rapite, rinchiuse e torturate nei campi di concentramento libici, c'è la responsabilità diretta dello Stato italiano e dell'ENI. 
Guardie costiere, poliziotti, milizie vengono finanziati dal governo italiano. Le bande che rapiscono chi arriva dall'Africa centrale e che vendono all'asta come schiavi degli esseri umani sono le stesse che proteggono i pozzi dell'ENI e che impediscono le partenze di migliaia di poveri verso l'Italia e l'Europa. 
Se il sinistro Minniti, assieme all'intera classe politica, si rallegra di aver diminuito gli sbarchi a Lampedusa, ciò che non dice è come e
perché: lasciando affogare, rinchiudendo e torturando migliaia di persone.
Se alla frontiera libica la strage è quotidiana, il terrore insegue ovunque chi è in fuga, chi non ha in tasca il documento giusto. Anche sulla linea del Brennero, a due passi da noi, delle persone
sono morte schiacciate dai treni regionali o rischiano di morire assiderate nel tentativo di raggiungere a piedi l'Austria. Donne, uomini e bambini che la macchina delle espulsioni trasforma in ombre, braccate dalla polizia, invisibili all'indifferenza, condannate dal crescente razzismo.
Non si può più far finta di niente.
Oggi il silenzio è complicità.

GIOVEDÌ 7 DICEMBRE, ORE 18:00
DIPARTIMENTO DI SOCIOLOGIA
INCONTRO PUBBLICO IN VISTA DELLA MANIFESTAZIONE DEL 12 DICEMBRE, CON
TESTIMONIANZE SULLA SITUAZIONE IN LIBIA

MARTEDÌ 12 DICEMBRE, ORE 18,00
DAVANTI AL DIPARTIMENTO DI SOCIOLOGIA, TRENTO
MANIFESTAZIONE

abbattere le frontiere
abbatterelefrontiere.blogspot.it

26 novembre 2017

DIE SCHINDER DES MITTELMEERES UND DER SAHARA - Die Politik der italienischen Regierung in Libyen

Was vor der Küste und innerhalb Libyens geschieht, ist wirklich charakteristisch für die schmachvollen Zeiten, in denen wir leben. Die "Bekämpfung der Menschenschmuggler" dient dem italienischen Staat als dreister Vorwand, den Kriegsherren, Wachen und Milizen (die sogenannte "libysche Regierung") überreichlich zu finanzieren, damit diese die schmutzige Arbeit übernehmen, den Hungernden das Flüchten zu unterbinden. Patrouillen und Zurückweisungen an den Mittelmeerküsten, massenhafte Inhaftierung in den libyschen Konzentrationslagern von etwa sechshunderttausend Menschen, Bau einer Wüstenmauer entlang der Grenze zu Niger, Tschad und Mali. Die gleichen Milizen, die sich Monate lang mit der Schlepperei von verzweifelten Flüchtlingen bereicherten, werden nun dafür bezahlt, Flüchtlinge durch Folter, Gewalt und Terror aufzuhalten. Es sind dieselben Milizen, denen ENI den Wachdienst der italienischen Erdöl-Brunnen in Libyen delegiert hat. In vierunddreißig Konzentrationslagern sind Vergewaltigungen, Folter, Einschüchterungen und brachiale Gewalt an der Tagesordnung. Wichtig ist, dass die unerwünschte menschliche Ware das Verlangen nach Ordnung und Sicherheit in Italien und Europa nicht trübt. Der Rest geht uns nichts an, nicht wahr? Andererseits wurden mit Erdogans Türkei ähnliche Vereinbarungen getroffen? Den "Wiederaufbau", den die Demokraten in Libyen ankündigen und im Austausch gegen die Ausdehnung der Festung-Europa bis in die Sahara steht, ist die Fortsetzung dessen, was ihre Bomben begonnen haben. Die verschiedenen libyschen Kriegsherren benutzen die Migranten als Erpressungswerkzeug, um Profite und internationale Legitimität zu erlangen. Was die internationale Gemeinschaft als "Regierung" anerkennt, ist die brutalste und verlässlichste Mörderbande. Sowie die Beteiligung am Krieg damals vom zwielichtigen Napolitano angepriesen wurde, ist heutzutage Minniti, der Oberbulle der Demokratischen Partei, der sich selbstgefällig, den Rückgang der Flüchtlinge zuschreibt. Inzwischen feiert ENI die Eröffnung in Libyen von neun weiteren Ölfeldern auf einem Gebiet, das sich um 30.000 Quadratmeter ausdehnt und unter der Kontrolle des Energiekonzerns geratenen ist. Andere italienische Unternehmen stehen mit Waffen und Gepäck bereit. Man militarisiert Städte im Namen der sogenannten "Anti-Terrorismusvorkehrungen“ und gleichzeitig bezahlt man libysche Dschihad-Milizen für die eigenen Interessen. Man faselt von "demokratischen Rechten", aber das einzige "Recht", das Millionen von Armen anerkennt sehen, ist es stillschweigend zu krepieren. Der Begriff der "minderwertigen Rassen" wird nicht mehr ins Spiel gerufen, das Ergebnis ist jedoch das Gleiche. Während so viele unserer Mitmenschen vom Terror angesteckt wurden, ist der einzige beschreibbare Weg, um nicht in einer unmenschlichen Gleichgültigkeit zu versinken, eine Offensive gegen die Herren der Ausbeutung und des Krieges zu starten. 


Antimilitarist*innen





































21 novembre 2017

Resoconto della seconda assemblea sul Brennero e due proposte

Domenica 12 novembre, allo spazio anarchico El Tavan di Trento, si è tenuto il secondo incontro sui processi per la manifestazione al Brennero del 7 maggio 2016.
Oltre ad aver affrontato alcune questioni “tecniche” (avvocati, cassa di solidarietà, primo confronto sul “rito” processuale da scegliere, ecc.), durante l'assemblea, molto partecipata, si è discusso di quanto proposto nell'incontro precedente. L'idea è quella di intrecciare la solidarietà a imputati e indagati (diverse decine di compagne e compagni) con la ripresa di un percorso contro le frontiere e il sistema che le impone e le protegge. In particolare, di rompere il silenzio su quanto sta accedendo al largo delle coste e nel territorio della Libia; in tal senso sono stati realizzati un manifesto e un pieghevole. Per quanto riguarda la rotta da sud, lì è la frontiera più assassina. Tenendo conto del ruolo giocato dallo Stato italiano nei bombardamenti del 2011, degli accordi con signori della guerra e milizie, della complicità nella gestione dei lager libici, degli enormi interessi italiani in ballo (ENI prima di tutto), il pressoché totale silenzio in Italia è qualcosa di insopportabile. Tra l'altro, è evidente il nesso tra militarizzazione delle frontiere e militarizzazione delle città, fra espulsione di immigrati e Daspo urbani appioppati a chiunque disturbi l'ordine della merce. Che il sinistro Minniti arrivi a dichiarare che la diminuzione degli sbarchi (ottenuta con omicidi, rapimenti e stupri in Libia) ha scongiurato “il crollo della democrazia” in Italia, rivela esplicitamente su cosa si fonda la suddetta democrazia: guerra, sfruttamento e razzismo di Stato.

In vista delle udienze di appello (gennaio e febbraio) per gli arrestati durante la manifestazione del Brennero, invece di seguirne le scadenze con presenze davanti al tribunale di Bolzano, si è deciso di proporre una giornata di iniziative nelle varie città per il 12 dicembre, anniversario della strage di piazza Fontana. Le stragi di Stato continuano: il Mediterraneo è un gigantesco cimitero. E in queste iniziative dal tema più ampio inserire anche il riferimento al processo del Brennero. “Abbattere le frontiere” è ogni giorno più urgente.

Si è poi deciso di costruire insieme, per gennaio o febbraio, un'iniziativa contro l'emblema del capitalismo italiano in Libia: l'ENI. E di farlo nella “sua” città: Milano. Per confrontarsi e cominciare a parlarne più concretamente, l'appuntamento è per domenica 17 dicembre, dalle ore 11,00, al Boccaccio di Monza.

compagne e compagni trentini


Gli aguzzini del mare e del deserto, volantone di approfondimento sulla politica del governo italiano in Libia.




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Gli aguzzini del mare e del deserto, manifesto sulla politica del governo italiano in Libia


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Gli aguzzini del mare e del deserto
la politica del governo italiano in Libia

Ciò che accade al largo delle coste e all'interno del territorio libico è davvero rappresentativo dei tempi ignobili in cui viviamo.
Con lo spudorato pretesto della "lotta ai trafficanti di uomini", lo Stato italiano sta lautamente finanziando signori della guerra, guardie e milizie (quello che si definisce maldestramente "governo libico") per il controllo e l'internamento di massa dei poveri in fuga. Pattugliamenti e respingimenti sulle coste del Mediterraneo, detenzione nei campi di concentramento libici di circa seicentomila persone, costruzione di un muro nel deserto lungo il confine con il Niger, il Ciad e il Mali. Le stesse milizie che si sono arricchite per mesi con i viaggi della disperazione, ora sono pagate per impedirli. Sono le stesse milizie a cui l'ENI delega la difesa armata dei propri pozzi. Nei trentaquattro campi di concentramento (di cui ventiquattro nel territorio controllato dagli alleati dell'Italia) si praticano quotidianamente torture, violenze, stupri. L'importante è che la merce umana non richiesta non venga a turbare i sogni di ordine e sicurezza in Italia e in Europa. Il resto non è affar nostro, giusto? D'altronde, con la Turchia di Erdogan non si sono stipulati gli stessi accordi? 

Nel grande caos seguìto ai bombardamenti della Nato del 2011 (proprio quando stavano scadendo le concessioni petrolifere alle potenze occidentali), i governi di Italia, Francia e Inghilterra hanno cercato di farsi le scarpe a vicenda rinegoziando con le bombe e con i soldi la propria influenza nell'area. Lo Stato italiano, di cui Gheddafi è sempre stato un ottimo alleato, non poteva certo perdere il proprio potere sull'ex colonia. La "ricostruzione" che i democratici annunciano ora in Libia in cambio dei muri anti-immigrati, è la continuazione di ciò che le loro bombe hanno cominciato. Le varie signorie libiche usano l'arma dei migranti da lasciar partire per contendersi i soldi e la legittimazione internazionali. Ciò che ogni potenza riconosce come "governo" è solo la banda di assassini più spietata e più affidabile.  
Così come la partecipazione alla guerra è stata spinta all'epoca dal sinistro Napolitano, è uno sbirro del partito democratico come Minniti a pavoneggiarsi di aver ridotti gli sbarchi. L'ENI intanto ha aperto altri nove giacimenti petroliferi nei circa trentamila chilometri quadrati di territorio libico su cui governa. 
Altre aziende italiane sono pronte, con armi e bagagli. 
Si militarizzano le città in nome del cosiddetto "antiterrorismo", poi si pagano le milizie jihadiste libiche per i propri interessi. Si ciancia di "diritti democratici", ma l'unico "diritto" che hanno milioni di poveri è quello di crepare. Non si scomoda più la nozione di "razze inferiori", ma il risultato è lo stesso.  

Mentre tanti nostri simili sprofondano nel terrore, attaccare i signori dello sfruttamento e della guerra è il solo modo per non sprofondare in una disumana indifferenza. 
Se non lo avete capito, si parla anche di noi.

anarchici e antimilitaristi

08 aprile 2017

MENTRE LA CITTÀ DORME - 25 aprile MANIFESTAZIONE A TRENTO- A proposito dei fatti di Roncone [ITA-ENG]

MENTRE LA CITTÀ DORME
A proposito dei fatti di Roncone

Nella notte tra il 23 e il 24 marzo, a Roncone in Val Giudicarie, qualcuno ha incendiato il portone di una struttura dove sono costretti a stare alcuni profughi. Solo l'allarme lanciato da un vicino ha impedito alle fiamme (e al fumo) di propagarsi. Si tratta, qui in Trentino, del terzo attacco incendiario a sfondo razzista in quattro mesi. Ma se nel caso di Soraga e di Lavarone le strutture per profughi erano vuote, in questo caso chi ha agito poteva anche uccidere. 
Un fatto gravissimo, causato da un odio razzista potenzialmente assassino.
Altro che “deficienti” e “decerebrati”, come si sono affrettati a dire i giornali e i politici. Mentre “squadrismo” e “fascismo” sono termini spudoratamente riservati alle lotte che dànno fastidio alle istituzioni, di fronte agli attacchi di Soraga, di Lavarone e di Roncone si evita accuratamente di far riferimento alla propaganda dei gruppi neofascisti, nell'evidente intento di depoliticizzare la benzina razzista. 
Se non sappiamo chi ha materialmente appiccato gli incendi, sappiamo chi li difende pubblicamente, chi sta partecipando, soffiando sul fuoco, a tutte le serate in Trentino dove si esprime contrarietà all'arrivo dei profughi.
Se poi allarghiamo lo sguardo, dove sono nati “comitati” per impedire l'arrivo di immigrati (vicino a Roma, in Veneto, nel Ferrarese, nel Bresciano...), i militanti di Forza Nuova e Casapound erano in prima fila.
Per non parlare dell'omicidio di un immigrato a Fermo e del tentato omicidio di un altro a Rimini, sempre ad opera di fascisti.
In Puglia a bruciare vivi degli immigrati, durante lo sgombero del campo di Rignano, ci ha pensato direttamente la polizia.
Svegliamoci ora, prima che sia troppo tardi.
I fascisti si organizzano. Il fascismo sociale e di Stato ne fa utili pedine e avanguardisti pronti. 
Non ci serve un 25 aprile per imbalsamare la resistenza di ieri. 
Di fronte all'orrore che cresce, c'è bisogno di partigiane e partigiani di un genere nuovo.

MARTEDÌ 25 APRILE
MANIFESTAZIONE A TRENTO
ORE 15:00 DAVANTI A SOCIOLOGIA

abbattere le frontiere

28 febbraio 2017

Genova - Incendiati veicoli della Ladisa Spa contro deportazioni e rastrellamenti


Tratto da informa-azione.info

Riceviamo da mail anonima e diffondiamo:


"LADISA spa si arricchisce sulla pelle dei sans papiers collaborando con i CIE.
Genova,notte del 16/02 incendiati 3 furgoni della ditta LADISA contro il nuovo piano di rastrellamenti del Viminale e gli accordi Italia-Libia e Italia-Nigeria per i rimpatri e gli internamenti nei campi di prigionia dei Paesi di provenienza. Solidarietà agli anarchici/e detenuti in AS2. Vendetta per tutti gli uomini e le donne uccisi dalle frontiere."


14 febbraio 2017

Bologna - Attaccata filiale delle Poste Italiane contro deportazioni e CIE


tratto da informa-azione

Riceviamo da mail anonima e diffondiamo:

BOLOGNA 27/1/2017 - In serata assaltate poste a colpi di mazza. Cassonetti in fiamme in mezzo alla vicina via beroaldo. Lasciata scritta contro cie e deportazioni.