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30 maggio 2016

NUOVO SGOMBERO IN ARRIVO PER I/LE MIGRANTI A VENTIMIGLIA – appello alla solidarietà [ITA]

Appello alla solidarietà diffusa in risposta allo sgombero del campo autogestito di Ventimiglia lanciato dai No borders Ventimiglia



NUOVO SGOMBERO IN ARRIVO PER I/LE MIGRANTI A VENTIMIGLIA – appello alla solidarietà [ITA]


Il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano ha firmato l’ordine di sgombero del campo di fortuna nato in via Tenda. Quarantotto ore il tempo concesso alle persone in viaggio per andare non si sa bene dove. La motivazione: le precarie condizioni igienico-sanitarie. Il circo mediatico si è riattivato, lo spettacolo può cominciare.
Dopo un mese di rastrellamenti, deportazioni e violenze sono riesplose le contraddizioni delle politiche razziste all’opera sui due lati del confine. Il fallimento del piano Alfano era in realtà già evidente una settimana dopo l’annuncio, quando il 15 maggio almeno duecento tra migranti e solidali sono scesi/e in piazza per protestare contro le violenze della polizia e la chiusura del confine. Secondo le autorità, locali e nazionali, a Ventimiglia quel giorno i/le migranti non ci sarebbero dovuti essere.
E invece nel frattempo sulle rive del fiume Roya, sotto un ponte, è nato un campo di fortuna che ospita tra le cento e le duecento persone in viaggio verso il nord europa. In questo luogo, scelto perché meno esposto alle continue vessazioni delle forze di polizia, migranti e solidali hanno ricominciato a organizzare la propria libertà contro il regime di frontiera. In due settimane, nonostante le difficoltà, l’autogestione dei bisogni ha mostrato come il problema non stia nella dimensione umanitaria della questione, la tanto proclamata “accoglienza”, ma continui a essere la chiusura del confine. Dal primo giorno si sono tenute diverse assemblee, è stata montata una cucina da campo che funziona in autogestione, sono stati creati dei provvisori bagni a secco e ogni mattina dei gruppi autorganizzati procedono alla pulizia del campo, con tanto di raccolta differenziata. Ogni sera gruppi di persone partono in direzione della Francia. Qualcuno ci richiama da oltre confine, qualcuno torna indietro dopo l’ennesimo respingimento.
Tanta la solidarietà degli/delle abitanti del quartiere, che hanno dimostrato di essere ben diversi/e dalla giunta che li/e vorrebbe rappresentare. Ogni giorno donne e uomini dei palazzi adiacenti al campo hanno portano viveri, acqua e beni di prima necessità. È stata chiesta l’istallazione di bagni chimici per ovviare alle ragioni igienico-sanitarie, che oggi sono alla base dell’ordine di sgombero. Ioculano ha invece deciso di seguire la linea dura e, alla luce del fallimento dei disegni totalitari richiesti e annunciati, si assume oggi la responsabilità di nuove, inutili, violenze e deportazioni.
È di qualche giorno fa il ritiro dell’ordinanza che vietava la distribuzioni di cibo e bevande ai/alle migranti in transito, perché “inutile e non rispettata”. Sembrava quasi che il giovane sindaco renziano avesse avuto dei ripensamenti, che le contraddizioni generate da una politica razzista e inumana avessero imposto un cambio di strategia. La sua posizione si chiarisce invece con l’autosopensione di protesta dal partito democratico. Ioculano se la prende con il suo partito perché credeva che la polizia razziale potesse funzionare, che i famosi controlli “a monte” avrebbero risolto il problema, e sembra dire che se non ha funzionato è perché non si è fatto abbastanza. Non ci sono state abbastanza deportazioni, abbastanza rastrellamenti, abbastanza detenzioni…
Quindi l’ordine di sgombero. C’è poco da dire su un atto tanto infame, salvo forse che se l’autorità pensa di risolvere la questione con un pugno di camionette ci sentiamo di garantire che non sarà così. Si dovranno confrontare con la determinazione di migranti e solidali a non farsi determinare dall’alto, e comunque vada non fermeranno il movimento di migliaia di persone che vogliono scegliere liberamente dove andare. Ventimiglia è uno dei tanti luoghi dove si sperimenta l’apartheid globale, dove la guerra in corso si trasforma in caccia ai/alle migranti. Qui come a Lampedusa, Calais, Idomeni e nei tanti luoghi di detenzione e segregazione dei migranti si continua a resistere e lottare per la libertà di tutte e tutti.
A chi lotta contro le frontiere, a chi sostiene i/le migranti in viaggio rinnoviamo l’appello alla solidarietà diffusa. In caso di azioni di forza da parte della polizia è necessario che la risposta sia ovunque ci siano solidali. Ciò che immaginiamo è una risposta collettiva fatta di blocchi della circolazione e azioni dirette su autori e complici del regime di confinamento, diffusi sul territorio e con le pratiche che ogni realtà, più o meno organizzata, vorrà mettere in campo. Oggi al campo si terrà un pranzo collettivo ed un’assemblea di migranti e solidali per decidere come rispondere alla repressione e continuare la lotta contro il confine.
Solidali di Ventimiglia e abitanti della Val Roya invitano inoltre tutte/i a partecipare sabato 18 giugno ad una Critical Mass Breil-Ventimiglia-Menton con l’obiettivo, in una dimensione aperta e popolare, di far convergere la lotta contro le frontiere e quella contro le infrastrutture inutili ed il traffico merci in questa valle di confine. “Bloccare la circolazione per liberare le persone!” le parole d’ordine di una giornata su due ruote che vuole inceppare il dispositivo di confine e disturbare il normale flusso di merci che attraversano questo territorio.
Libertà per tutte/i, con o senza documenti!
Contro sgomberi, violenze e deportazioni:
estendere la solidarietà, rilanciare la lotta!
alcune/i solidali di Ventimiglia e dintorni
al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera

28 maggio 2016

SOLIDARIETA’ CON I BANDITI TORINESI

La mattina di mercoledì 25 maggio la polizia ha notificato a dodici compagni la misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Torino. Il pretesto stavolta è una contestazione avvenuta lo scorso ottobre contro la Ladisa, azienda che si occupa della distribuzione dei pasti al Centro di Identificazione ed Espulsione: quel giorno era stato lanciato un secchio pieno di merda in supporto delle proteste dei detenuti di corso Brunelleschi, i quali avevano trovato vermi nel cibo distribuito dalla mensa. L’azione si colloca all’interno di una mobilitazione più ampia, che dura da molti anni, contro i lager per senza - documenti e la macchina delle espulsioni, parte integrante e funzionale alla gestione dei flussi migratori e delle frontiere. Anni in cui la determinazione delle rivolte dei reclusi, a cui si è cercato di non far mai mancare la solidarietà dall’altra parte delle mura, ha messo seriamente in discussione l’esistenza stessa dei CIE (attualmente su tredici ne sono in funzione solamente quattro).
Il divieto di dimora è una misura apparentemente lieve, che proprio per questo motivo può essere prolungata per più di un anno, e che per l’ennesima volta la Procura di Torino utilizza con l’intento di allontanare dalla città i compagni impegnati nelle lotte. Il tentativo è quello di disinnescare il conflitto attaccando le situazioni di rivolta e insubordinazione, con una strategia stillicida che non desti clamore né provochi reazioni.
Non lasceremo soli i compagni davanti a questo ulteriore tentativo di isolamento. Le reti di solidarietà si stringeranno proseguendo le lotte, a Torino e ovunque, contro lager, frontiere e deportazioni, e rispondendo con determinazione e passione ad ogni stratagemma repressivo.
Libertà per i compagni e le compagne!
Nemici e nemiche delle frontiere

16 maggio 2016

Cos'è un muro? Sul “passo indietro dell'Austria rispetto alla barriera del Brennero”

Cos'è un muro?

Sul “passo indietro dell'Austria rispetto alla barriera del Brennero”

Nella mobilitazione contro la chiusura della frontiera fra Austria e l'Italia abbiamo definito le barriere “l'emblema del nostro presente”.
Non c'è dubbio che le dichiarazioni dello Stato austriaco di costruire una barriera al Brennero hanno fatto sì che le intenzioni dei nemici di ogni frontiera si concentrassero lì. C'è un aspetto simbolico-emotivo della realtà (e della lotta) che non va trascurato, perché le sue ricadute sono estremamente pratiche.
In tal senso, la giornata del 7 maggio è stata importante, per la sua natura internazionale e la volontà di battersi che ha espresso.
I balletti politico-mediatici degli ultimi giorni meritano un paio di ragionamenti. Gli stessi fini (ignobili) si possono ottenere con mezzi diversi: il contenzioso fra autorità austriache e autorità italiane è tutto lì. Si possono controllare e respingere gli immigrati senza intralciare il transito delle merci.
Il muro è un emblema, ma un emblema ha un mondo dietro, senza il quale non funzionerebbe.
Cerchiamo di spiegare alcuni passaggi per capire come continuare a lottare contro le frontiere e il loro mondo.
Fino a metà marzo, le autorità italiane stavano adeguando le misure da prendere rispetto alla decisione austriaca di “chiudere la frontiera”. Altro che coro di protesta, come scrivono oggi i giornalisti. Le mozioni votate dal consiglio provinciale trentino, ad esempio, prevedevano di intensificare i controlli dei Tir a sud, per evitare colli di bottiglia al Brennero.
Determinare quanto i blocchi di treni e autostrada e la stessa giornata del 7 Maggio abbiano pesato sul preteso dietrofront austriaco non è facile e nemmeno particolarmente interessante. Ma non ci piace neanche passare per fessi.
Innanzitutto, i lavori per la barriera al Brennero sono solo sospesi. Un significativo aumento del flusso di immigrati e il rischio di perdere consenso a favore dell'estrema destra potrebbero cambiare la situazione. Intanto, oltre confine, il decreto legge sullo stato di emergenza e sullo schieramento dell'esercito ai confini è passato.
Ma c'è dell'altro, ed è ciò che di più conta.
Lo Stato italiano sta rafforzando la detenzione amministrativa e costruendo nuovi hotspot (centri di smistamento fra profughi da “accogliere” e irregolari da internare ed espellere).
Intanto, i controlli sull'eurocity Milano/Venezia-Verona–Monaco (OBB) sono aumentati. Siamo di nuovo di fronte ai treni dell'apartheid. A Verona sono ripresi i controlli al viso, per cui chi ha la pelle scura fa sempre più fatica a salire sugli OBB.
Il ministro dell'Interno italiano si è vantato, nella conferenza della settimana scorsa con il suo omologo austriaco, che nessun “irregolare” arriva in Austria con quei treni. Anche senza muro, dunque, la polizia del Tirolo ha ottenuto ciò che voleva. 50 poliziotti della questura di Bolzano e 60 militari sono impegnati stabilmente in funzione anti-immigrati.
È questa la frontiera in movimento che va contrastata, a partire dai suoi collaborazionisti.
Il 7 maggio è stato solo un passaggio.
Cosi come la macchina della deportazione si articola sul territorio, che anche i nemici e le nemiche delle frontiere si organizzino.



Azione in solidarietà agli arrestati del 7 Maggio al Brennero.

Riprendiamo da informa-azione.info

Rovereto - "Per gli arrestati al Brennero": sassaiola contro la caserma della polizia locale.
Apprendiamo dai quotidiani locali che, verso le 23,00 del 12 maggio, un gruppo di anonimi ha attaccato con le pietre la caserma della polizia locale di Rovereto: colpite le vetrate e un furgone. Sul muro davanti alla caserma sarebbe stata lasciata la scritta: "Per gli arrestati al Brennero".

09 maggio 2016

7 MAGGIO: UNA GIORNATA DI LOTTA - LE 7 MAI: UNE JOURNEE DE LUTTE - 7th OF MAY: A DAY OF STRUGGLE - 7 DE MAYO: UN DIA DE LUCHA - 07. MAI: TAG DES KAMPFES




7 MAGGIO: UNA GIORNATA DI LOTTA

Non doveva essere una giornata di testimonianza.
Non è stata una giornata di testimonianza. 
Ci sono donne e uomini che non vogliono accettare barriere, filo spinato, detenzione amministrativa, immigrati che muoiono in massa alle frontiere di terra o di mare, campi di concentramento. All'interno di una giornata di lotta internazionale – con cortei in diversi paesi e varie iniziative anche in Italia, di cui cercheremo di fare un resoconto – al Brennero varie centinaia di compagne e compagni si sono battuti. Difficile immaginare un contesto più sfavorevole di un paesino di frontiera con una sola via di accesso. Quelle e quelli che sono venuti lo hanno fatto col cuore, consapevoli che nella battaglia contro l'Europa concentrazionaria che gli Stati stanno costruendo – di cui il confine italo-austriaco è un piccolo pezzo, il più vicino a noi – si paga un prezzo. L'aspetto più prezioso sta proprio qui: nel coraggio come dimensione dello spirito, non come fatto banalmente “muscolare”. 
Siamo fieri e fiere di aver avuto a fianco donne e uomini generosi, con un ideale per cui battersi.
In tutte le presentazioni della giornata del 7 maggio – e sono state tante – siamo sempre stati chiari: se ci saranno le barriere, cercheremo di attaccarle, altrimenti cercheremo di bloccare le vie di comunicazione, a dimostrazione che il punto per lorsignori non è solo erigere muri, ma gestirli; sarà una giornata difficile.
Lo scopo della manifestazione era bloccare ferrovia e autostrada. Così è stato. Va da sé che se tra una manifestazione combattiva e il suo obiettivo si mette quella frontiera costituita da carabinieri e polizia, il risultato sono gli scontri.
Siamo riusciti a salire al Brennero senza aver chiesto il permesso a nessuno perché lo abbiamo fatto collettivamente, in treno e con una lunga carovana di auto. Abbiamo preso – senza pagarlo – un treno Obb, società ferroviaria responsabile di controlli al viso e di respingimenti. Per gli altri, solo la determinazione a reagire con prontezza ha distolto gli sbirri dai controlli all'uscita dell'autostrada. Le auto che non erano nella carovana sono state purtroppo fermate e i compagni a bordo non hanno potuto raggiungere il Brennero.
Quella di sabato è stata una manifestazione contro le frontiere anche nel senso che erano presenti tanti compagni austriaci.
Non sono certo mancati limiti organizzativi e di comunicazione. Tutt'altro. Ma questa è una discussione tra compagne e compagni.
Ci rivendichiamo a testa alta lo spirito del 7 maggio, con la testarda volontà di continuare a lottare contro le frontiere e il loro mondo. 
La solidarietà nei confronti dei compagni arrestati, che ora sono di nuovo con noi, è stata calorosa. Nel carcere di Bolzano, i cui detenuti hanno risposto con entusiasmo al presidio di solidarietà, i quattro compagni sono stati accolti come fratelli.
Ciò per cui ci scandalizziamo rivela sempre chi siamo.
Per noi l'orologio danneggiato della stazione del Brennero ha questo significato: che si fermi il tempo della sottomissione.


Abbattere le frontiere


Le 7 mai : une journée de lutte

Cela ne devait pas être une journée symbolique et cela n'a pas été une journée symbolique.
Il y a des femmes et des hommes qui ne veulent pas accepter barrières, barbelés, détention administrative, masses d’immigrés qui meurent aux frontières terrestres ou maritimes, camps. Pendant une journée internationale de lutte – avec des manifs dans nombreux Pays et plusieurs initiatives en Italie aussi, dont nous essayerons de faire un compte-rendu –, à Brennero plusieurs centaines de camarades se sont battus. C’est difficile d’imaginer un endroit plus défavorable qu’une petite ville de frontière avec une seule route d’accès. Ces hommes et ces femmes ont été à notre côté avec le cœur, conscients qu'il y a un prix à payer dans la lutte contre l’Europe concentrationnaire qui les Etats sont en train de construire – et dont la frontière italo-autrichienne est seulement une petite partie, la plus proche de nous . Ceci est l’aspect le plus précieux : le courage comme dimension de l’esprit, pas comme un banal fait « musculaire ».
Nous sommes fiers d’avoir eu à notre côté des femmes et des hommes généreux, avec un idéal pour lequel se battre.
Dans toutes les présentations de la journée du 7 mai – qui ont été plusieurs – nous avons toujours été clairs : si il y aura les barrières, nous chercherons de les attaquer, sinon nous chercherons de bloquer les voies de communication, pour montrer que le point pour les Messieurs n’est pas seulement d’ériger des barrières, mais aussi de les gérer ; ça sera une journée difficile.
Le but de la manif était de bloquer l’autoroute et le chemin de fer. Ainsi il a été. C’est clair que si entre une manif combative e son objectif s'insert une barrière de carabinieri e de police, le résultat ce sont les affrontements.
Nous sommes réussis à arriver à Brennero sans demander le permis à personne parce que nous l’avons fait ensemble, avec le train et avec une longue caravane de voitures. Nous avons pris, sans le payer, un train de Obb, la société des chemins de fer autrichienne responsable des contrôles au faciès et des déportations. Pour les autres, seulement la prompte détermination à réagir a découragé les flics qui voulaient les contrôler à la sortie de l’autoroute. Malheureusement, les voitures qui ne faisait pas partie de la caravane ont été bloqués et ces camarades-là ne sont pas réussi à nous rejoindre à Brennero.
Celle du 7 mai a été une manif contre les frontières aussi dans le sens qu'il y avait beaucoup de camarades autrichiens.
Sûrement, il y a eu des limites au niveau d'organisation et de communication. Mais celle-ci est une discussion entre camarades.
Nous revendiquons la tête haute l’esprit du 7 mai, avec la volonté têtue de continuer notre lutte contre les frontières et leur monde.
La solidarité avec les camarades arrêtés, qui maintenant sont à nouveau avec nous, a été chaleureuse. Dans la prison de Bolzano, où les détenus ont répondu avec enthousiasme a la démonstration de solidarité, nos quatre camarades ont été accueillis comme des frères. 
Les choses pour lesquelles on se scandalise révèlent toujours qui nous sommes.
Pour nous la montre cassée de la gare de Brennero a cette signification : que le temps de la soumission s'arrête.

Abbattere le frontiere



7th of May: a day of struggle

We were not there as witnesses. We did not witness.
There are men and women who do not want to accept barriers, barbed wires, administrative detention, mass immigrant deaths at the borders on the earth and in the sea, concentration camps. This day was an international day of struggle, with demonstrations in several countries and various actions in Italy as well- we will try to draft a report- and at the Brenner hundreds of comrades have fought. It is difficult to imagine a more disadvantageous situation than a mountain village with one only access. 
The Austrian-Italian border is just a little piece, the nearest to us; the men and women who have come have followed their heart, conscious that we must pay a price in the battle against concentrationary Europe.
This is the most precious aspect: courage as a dimension of the spirit and not only as a banal “muscular” fact.
In all the presentations about the day of the 7th of May -the many presentations- we have always been clear: if there had been the barriers, we would have tried to attack them, elsewise we would have tried to block the connection infrastructures, to show that the problem for these gentlemen will not be only the construction of the walls, but their management as well; and that it would have been a difficult day.
The aim was to block the railway and the highway. It has been so. Of course, if the police and the carabinieri establish themselves as an obstacle between a combative demo and its objective, the result is clashes.
We managed to go to the Brenner without asking anyone's permit because we have done it collectively: in train and with a long caravan of cars.
We have taken -without paying the ticket- an OBB train, of the company responsible of facial controls and rejections. 
As for the others, only the determination to react has diverted the police from making controls at the highway exit. The cars which were not in the caravan, unfortunately, have been stopped and have not made it to reach the Brenner.
Saturday has been a demo against borders also in the sense that there were many Austrian comrades.
We claim the spirit of the 7th of May with our head high, with the stubborn will to continue the fight against the borders and their world.
Solidarity with the arrested comrades, who now are again with us, has been strong. In the prison of Bolzano the four comrades have been welcomed as brothers by the prisoners, who have also answered with enthusiasm at the solidarity sit-in.
What we get scandalized by, always reveals who we are.
For us, the damaged clock of the Brenner station means this: the time of submission must stop.

Destroy the borders



7 de mayo: un día de lucha

No tenìa que ser un día de testimonio. No ha sido un día de testimonio.
Hay mujeres y hombres que no quieren aceptar barreras, vallas de alambre, detención administrativa, inmigrantes que mueren en masa en las fronteras por tierra o mar, campos de concentración. Dentro de un día de lucha internacional – con desfiles en varios países y diferentes iniciativas también en Italia, sobre las que vamos a intentar dar cuenta – en el Brennero varios cientos de compañeros han luchado. Difícil imaginar una conntexto más desfavorable que un pueblo de frontera con una única carretera de acceso. Y quienes han venido lo han hecho con el corazón, sabiendo que en la batalla contra la Europa concentraccionaria que los Estados estàn construyendo - de que la frontera Austríaco-italiana es una pieza pequeña, más cerca de nosotros -se paga un precio. El aspecto más valioso aquí es: en el valor como una dimensión del espíritu, no como un hecho banalmentel "múscular".
Nos sentimos orgullosos y orgullosas de haber tenido a nuestro lado hombres y mujeres generosos con un ideal por el que luchar.
En todas las presentaciones de la jornada del 7 de mayo - y hubo muchas - siempre hemos sido claros: si existen barreras, intentaremos atacarlas, de lo contrario intentaremos bloquear las vias de comunicaciòn, demostrando que el punto para estos señoritos no es sólo levantar paredes, sino gestionarlos; será un día duro.
El propósito del evento fue bloquear el ferrocarril y la autopista. Eso es lo que sucedió. Ni que decir que entre un acto combativo y su meta se  pone una frontera de policía y carabinieros, el resultado son disturbios.
Logramos subir al Brennero sin pedir permiso a nadie porque lo hicimos en conjunto, en tren y con una larga caravana de coches. Tomamos – sin pagar – un tren de la Obb, una compañía ferroviaria responsable de control facial y rechazos. Para otros, sólo la voluntad de reaccionar con rapidez evitó los controles de policìa a la salida de la autopista. Los coches que no estaban en la caravana fueron lamentablemente parados y los compañeros a bordo no pudieran alcanzar el Brennero.
La de sábado fue una manifestación en contra de las fronteras incluso en el sentido de que había muchos compañeros austriacos.
Sin embargo no han faltado límites organizativos y de comunicación. Lejos de ello. Pero esta es una discusión entre compañeros.
Reivindicamos con la cabeza alta el espíritu del 7 de mayo, con la obstinada voluntad de seguir luchando contra las fronteras y su mundo.
La solidaridad a los compañeros detenidos, que ya están otra vez con nosotros, ha sido caliente. En la carcel de Bolzano, cuyos reclusos han respondido con entusiasmo a la concentraciòn de solidaridad, los cuatro compañeros fueron recibidos como hermanos.
Lo por el que nos escandalizamos siempre revela quienes somos.
Para nosotros el reloj destrozado de la estación del Brennero tiene este significado: que se detenga el tiempo de la sumisiòn.


abatir las fronteras


07. Mai: Tag des Kampfes

Es sollte kein symbolischer Tag werden und es wurde auch keiner. Es gibt Frauen und Männer, die nicht gewillt sind, all die Grenzen, Stacheldrahte, administrative Inhaftierung, Massen an Migranten, die an den Grenzen und in den Seen sterben, Konzentrationslager zu akzeptieren. Es war ein Tag des internationalen Kampfes mit Demonstrationen in verschiedenen Ländern und verschiedenen Aktionen in Italien, an der Grenze beim Brenner haben hunderte Gefährt_innen gekämpft.
Es ist schwierig, sich eine ungünstigere Situation als dieses kleine Grenzdorf mit nur einem Zugangsweg vorzustellen. Diejenigen, die gekommen sind, kamen mit ihrem Herz, mit dem Bewusstsein, dass der Kampf gegen das Europa der Lager, das die Staaten am aufbauen sind, seinen Preis hat. Die österreichisch-italienische Grenze ist nur ein kleiner Teil dieser Mauer und die uns nächstliegendste. Das ist der wertvollste Aspekt: Mut als eine Eigenschaft des Geistes und nicht bloss eine „muskuläre“ Frage. Wir sind stolz darauf, grossherzige Frauen und Männer mit einem Ideal, für das gekämpft wird, neben uns gehabt zu haben.
Während all der Veranstaltungen zum 07. Mai, und es gab eine Menge davon, waren wir stets klar: Wenn da Grenzen sein werden, werden wir versuchen, diese anzugreifen, andernfalls würden wir die Kommunikationswege blockieren, um zu zeigen, dass es für die verantwortlichen Herren nicht nur darum geht, Mauern zu bauen, sondern auch darum, diese zu verwalten, zu entscheiden, wer und was passieren kann und wer und was nicht. Wir waren klar, dass es ein schwieriger Tag werden wird.
Das Ziel war es, die Eisenbahnlinie und die Autobahn zu blockieren. Und so geschah es auch. Es versteht sich von selbst, dass wenn Carabinieri und Polizei als Hindernis zwischen einer kämpferischen Demo und seinem Ziel stehen, dies in Zusammenstössen resultieren wird.
Es gelang uns, den Brenner zu erreichen, ohne irgendjemand um Erlaubnis zu fragen, weil wir dies kollektiv gemacht haben: Im Zug und in einer langen Autokarawane. Wir nahmen – ohne das Ticket zu bezahlen – den Zug von OBB, dem Unternehmen, das für Kontrollen aufgrund von Hautfarbe und Abschiebungen verantwortlich ist. Für die anderen war einzig ihre Entschlossenheit zu reagieren der entscheidende Punkt, der die Bullen davon abgehalten hat, Kontrollen bei der Autobahnausfahrt zu machen. Die Autos, die nicht mit der Karawane mitfuhren, wurden unglücklicherweise gestoppt und schafften es somit nicht, zum Brenner zu gelangen.
Die Demo am Samstag war eine gegen Grenzen, auch im Sinne, dass da viele Gefährten aus Österreich waren. Sicherlich gab es gewisse Limiten auf der Ebene der Organisation und der Kommunikation. Aber das ist eine Diskussion unter Gefährten und Gefährtinnen.
Mit erhobenem Haupt bekennen wir uns zur Stimmung am 07. Mai, mit dem unbeugsamen Willen, weiter gegen die Grenzen und deren Welt zu kämpfen.
Die Solidarität mit den verhafteten Gefährten, die jetzt wieder mit uns sind, war warmherzig. Im Gefängnis von Bolzano, in dem die Gefangenen mit Begeisterung auf die Solidaritätsdemo reagiert haben, wurden die vier Gefährten als Brüder willkommen geheissen.
Über was wir uns schockieren, zeigt immer auch, wer wir sind.
Für uns hat die kaputt gemachte Uhr bei der Station beim Brenner das gezeigt: Die Zeit der Unterwerfung muss enden.

Grenzen zerstören



Situazione degli arrestati di sabato al Brennero.

In questo momento stanno iniziando i processi per direttissima per tutti i compagni, le udienze si terranno separatamente, pare che il primo sarà Stefano con l'accusa di resistenza.
Molti compagni si trovano al tribunale.


Ore 14:00

Stanno finendo di convalidare gli arresti di sabri e miriam,poi ci sarà il processo in direttissima per tutti e sei insieme, il capo di imputazione è solo resistenza e la misura cautelare richiesta è il divieto di dimora in provincia di Bolzano, probabilmente questa sera dovrebbero essere tutti liberi!

ore 16:00

Richiesta spropositata da parte del PM:
2 anni e 6 mesi per tutti tranne che per Sabri, per lei 2 anni e 4 mesi con già lo sconto di pena per il rito abbreviato e per Miriam 2 anni e 2 mesi, tutti senza condizionale.
La sentenza è prevista per le 17.

E' stata emessa la sentenza:

1 anno con condizionale Miriam, 1 anno e 2 mesi Stefano e Cristian con condizionale, 1 anno e 4 mesi con condizionale a Luca, 1 anno e 4 mesi senza condizionale e con divieto di dimora a Bolzano a Sabri e Nemo.





TUTT* LIBER*!

03 maggio 2016

Azioni e iniziative contro le frontiere e i centri di detenzione per immigrati.

Appello dall'Inghilterra per una mobilitazione internazionale contro i centri di detenzione per immigrati per il 7 Maggio.

CHIAMATA GENERALE!

GIORNATA INTERNAZIONALE IN SOLIDARIETA’ AI DETENUTI E PROTESTA CONTRO TUTTI I CENTRI DI DETENZIONE.

Gli ultimi anni hanno visto susseguirsi un immenso aumento di proteste dentro e fuori i centri di detenzione. Il 7 maggio si terranno manifestazioni simultanee in diverse città dell’Inghilterra, Olanda, Germania, Belgio e Islanda per protestare contro l’esistenza dei centri di detenzione e portare solidarietà ai 30.000 adulti e bambini che ogni anno  vengono detenute contro la loro volontà a causa dell’Immigration Act (legge sull’immigrazione), senza subire alcun processo, senza una scadenza né accesso  ad aiuti legali, servizi di traduzione e sanitari. Durante questa giornata saremo insieme alle persone detenute nel pretendere la chiusura di tutti i centri di detenzione, l’abbattimento dei confini e la fine dei controlli sull’immigrazione.

Il 7 di maggio fa parte di una campagna transnazionale che pretende la chiusura dei centri di detenzione con il loro intrinseco sistema abusivo e violento di detenzione dei migranti. Sistema che criminalizza, detiene ed imprigiona persone semplicemente perché hanno scelto, o sono state costrette, ad emigrare. Le azioni sono anche in solidarietà con una più ampia lotta contro i confini, i centri di controllo sull’immigrazione e con le persone che vivono una detenzione senza muri, da Calais a Idomeni. Le azioni fino ad ora programmate sono in Inghilterra, Olanda, Germania, Belgio ed Islanda.

Contesto Inglese

Da diversi anni i poli di detenzioni in Inghilterra sono in aumento, spesso gestiti da aziende private come G4S, Serco, e GEO, aziende che traggono un guadagno da quelle persone considerate come “illegali” dai governi. I centri di detenzione sono raramente argomento di discussione nei canali di informazione pubblici o nelle strade, con il ministero dell’interno inglese (Home Office) che nega l’ingresso delle Nazioni Unite nel centro di detenzione di Yarl’s Wood. Nonostante ciò, con le azioni e le manifestazioni che si terranno il 7 di maggio si desidera portare l’attenzione riguardo all’esistenza di questi centri e le condizioni disumane vissute dalle persone in questi detenute. Insieme ai constanti abusi fisici e sessuali sopportati dai detenuti da parte dei “secondini”, ci sono stati anche 2.230 tentati suicidi a partire dal 2007 (il numero più alto di sempre) e 26 morti in territorio inglese a partire dal 1989- questo dimostra anche gli effetti devastanti della detenzione sulla salute mentale e fisica. Nonostante le richieste contrarie, il Ministero dell’Interno (Home Office) continua ad ignorare le  linee guide da lui stesso emanate ed imprigiona donne incinta, bambini o sopravvissuti a torture.  Con questa giornata intendiamo contrastare l’inutilità di organizzazioni e associazioni di carità, che spesso si appoggiano alle loro buone relazioni con il governo.


Queste manifestazioni prendono forma direttamente con la collaborazione, ed in solidarietà, con quelle stesse persone che sono attualmente detenute, o hanno vissuto un’esperienza di detenzione e in solidarietà  alle azioni interne di protesta contro la loro prigionia e deportazione. Azioni come l’occupazione dei cortile esterni, scioperi della fame, rivolte e resistenze alla rimozione forzata. Vogliamo far sapere alle persone all’interno dei centri di detenzione, ogni giorno soggette alla violenza dello stato, che le loro lotte non sono inascoltate. Le persone all’esterno stanno ascoltando e vogliono unirsi nella lotta contro la detenzione e  la deportazione.

Non vogliano un limite di tempo, domandiamo la FINE della detenzione.

Manifestazioni ed attività saranno svolte nelle seguenti località:
Dungavel detention centre (Scotland, UK)
Morton Hall detention centre (Lincoln, UK)
Yarl’s Wood detention centre (Bedfordshire, UK)
Cedars detention centre (West Sussex, UK)
Campsfield detention centre (Oxfordshire, UK)
Brook House detention centre (Gatwick, UK)
Tinsley House detention centre (Gatwick, UK)
Harmondsworth detention centre (Middlesex, UK)
Colnbrook detention centre (Middlesex, UK)
The Verne detention centre (Dorset, UK)
Detention centre near Schiphol Airport (The Netherlands)
Reykjavik (Iceland)
127 bis detention centre (Steenokkerzeel, Belgium)
Coquelles detention centre (near Calais, France)
Exhibition at ex-detention centre, focusing on deportations and conditions inside detention centres (Frankfurt, Germany)

Per storie, esperienze e richieste riguardo le persone detenute nei centri di detenzioni inglese visitare il sito http://detainedvoices.com/ 

COSA PUOI FARE
  • Unisciti a noi nell’organizzare una dimostrazione, azione o attività per il 7 di maggio
  • Fai circolare e traduci questo messaggio attraverso i confini
  • Manda un messaggio di solidarietà e supporto 
  • Riporta questa storia per aiutare lo sviluppo di una consapevolezza riguardo ai centri di detenzione e le diverse azioni
  • Mettere in contatto le persone all’interno dei centri di detenzione e far loro dapere del 7 di maggio

Questo giorno di lotta è stato indetto e supportato da diversi gruppi: Movement for Justice, Leeds No Borders, We Will Rise, The Unity Centre, No Borders Iceland, SOAS Detainee Support, Black Women’s Rape Action Project, Brighton Migrant Solidarity, Campaign to Close Campsfield, Manchester Migrant Solidarity, Anarchist Group of Amsterdam, No Borders Sussex, Migrant Solidarity Group of Hungary, Getting The Voice Out, Faites Votre Jeu!, No Borders Frankfurt, No One Is Illegal Stockholm, Borderline-Europe, Calais Migrant Solidarity

IL 2016 E’ L’ANNO IN CUI ABBATTEREMO I CONFINI

#may7 #ENDdetentionNow #ShutThemDown #Stopdeportations #OpenBordersNow



A Stoccarda, il 30 Aprile, 400 arresti a seguito degli scontri tra polizia e chi manifestava contro il partito di destra AFD sceso in piazza contro gli immigrati, qui di seguito una delle cronache di quella giornata:







Manifestazione solidale contro le frontiere a Barcelona (Spagna)




Riprendiamo da informa-azione.info:

Trentino Alto Adige - Blocchi contro la frontiera al Brennero



Due notizie taciute dai media.

La mattina del 24 aprile sono stati bloccati con catena e striscione i treni della ferrovia tra Bressanone e l'Austria, nella turistica Val Pusteria.

Rovereto, verso le 19 del 27 aprile (giorno della conferenza della polizia austriaca al Brennero) un gruppo di nemici delle frontiere ha bloccato
con striscione e catena tra i guardrail l'autostrada A22 in direzione Brennero.

Erigete barriere? Blocchiamo tutto!


Riceviamo e pubblichiamo:
Venerdì 29 aprile intorno alle 8 del mattino è stata bloccata la strada in direzione della dogana di Chiasso.
Nonostante il blocco sia durato pochi minuti, l'orario di punta del traffico ha aiutato, e una lunga coda di macchine di frontalieri e
camion si è subito formata.
Fra gli insulti di lavoratori tormentati dall'idea di tardare di pochi minuti la loro schiavitù quotidiana,
ha fatto breccia anche qualche accenno di solidarietà. 
Lo striscione recitava "abbattere le frontiere", rilanciando anche la giornata del 7 maggio al Brennero, una giornata 
che è un inizio importante nell'ottica di non lasciare in pace le frontiere, di prendere una posizione netta contro di 
esse, nella tensione che le vorrebbe vedere crollare.